Quante valigie! Ognuno ne ha due perché in pochi giorni faremo due viaggi: partiamo insieme ma poi prenderemo strade diverse. Ci aspetta una settimana articolata come una treccia che parte ben unita e compatta e poi si apre separando i fili ma tenendoli ben uniti in testa. Tre giorni insieme direzione Roma. Nel frattempo inciamperemo in qualche paesino del centro Italia…vagheremo per chiese e campagne..con qualche meta stabilita ma con la voglia di improvvisare un po’ . L ‘Appennino toscoemiliano separa due mondi : di qua la pingue pianura , solare, tranquilla, lavoratrice, piatta e larga come i fianchi di massaie felliniane; di là dolci pendii verdissimi, a tratti impenetrabili per poi diventare ritagliati e disegnati da ordinati filari di viti e uliveti silenziosi. Di qua le case di campagna in pianura pulsano attorno all’aia e le città si appoggiano da secoli alla geniale via Emilia nascondendo tesori d’arte e di sapori; di là il vino e l’olio danno ricchezze e pregio così che i casolari di campagna sono anche residenze eleganti, ripetitive nei mattoni rossi e nei colori ma originali nelle forme e nei filari dei cipressi.
Il tempo sembra essersi fermato nel ‘500. Anche la Natura qui è arte.
Prima tappa una mostra fotografica in un paese medievale e turrito. Li il tempo si è fermato nel ‘300 quando Dante parlò nel palazzo comunale. Nonostante la folla di turisti da tutto il mondo l’atmosfera è così medievale che non ci stupiremmo a vedere abitanti girare in calzari di pelle, coi cavalli cioccare sul selciato e i bambini liberi per le strade a giocare mentre qualche pittore finisce di affrescare la chiesa. Dall’alto la fisionomia del paese conferma che tutto è rimasto come allora: solo i negozi per strada offrono merci antiche per turisti moderni
Riprendiamo la strada scivolando su e giù per le colline bionde di fieno appena tagliato e giungiamo per puro caso nell’atmosfera euforica e variopinta del palio. La serata è bellissima, camminiamo vicini trasportati dal flusso di turisti e cittadini : i primi col naso all’insù sono così stupiti della bellezza senza tempo della città che si dimenticano di fare foto e selfie; i secondi preparano grandi schermi , vendono bandiere , sperano di poter cantare vittoria, fanno pronostici. La piazza è inaccessibile, già piena di gente accalcata sotto il sole da ore e ancora per ore , protetta da un cordone di forze dell’ordine in allerta che ci aiutano a sentirci protetti nonostante certi brutti pensieri. Ne approfittiamo per mangiare proprio all’ora della corsa per evitare confusione e veniamo coinvolti dal personale del locale a guardare con loro quei due, forse tre, minuti che decideranno la gloria di una contrada e la festa di una notte intera. Veniamo serviti di gustosissimi piatti da un ragazzo dai colori e lineamenti non certo locali ma che , con un bellissimo accento toscano , commenta, infervorato, la corsa coi suoi colleghi. Il panorama era stupendo: il cielo blu cobalto , le luci del primo tramonto , le ombre che danno all’occhio le giuste profondità , il giallo caldo del sole della sera ammorbidiva l’atmosfera dei poveri vicoli medievali lontani dai palazzi e dalle piazze dell’aristocrazia, il silenzio prima della corsa avvolgeva tutta la città in trepida ed eccitata attesa tanto che anche noi parlavamo piano.
Improvvisamente il silenzio contratto dell’attesa esplode e si scioglie in mille voci, suoni, musiche, persone che si riversano per strada per esultare piene d’orgoglio come se avessero loro stesse vinta la corsa e non l’impavido fantino col suo cavallo. Chi non esulta può almeno rilassarsi e cominciare a pensare al prossimo anno per la rivincita ! Tutto torna normale, solo più frizzante e colorito, contagiando anche ospiti che per spirito di festa si mettono il foulard della contrada vittoriosa. La città è ormai al buio ma la festa per le strade è così vivace che sembra mezzogiorno! Bellissimo!!
La notte passerà quieta in una cella di una abbazia cistercense fuori porta, il cielo blu stellato sarà la nostra coperta e la luna piena la nostra luce.
Il sole del mattino invece rivelerà tutta la bellezza del luogo : architettura e natura coordinate e curate come un unico corpo che fa bene allo spirito. Una meravigliosa e variegata colazione con vista sul giardino all’italiana ci prepara all’ultima tappa.
S.Antimo, una perla romanica tra gli ulivi, un attimo di pace prima della metropoli.
Infine Roma. Complice la settimana di ferragosto che svuota la città dal traffico romano e il caldo che dirada anche i turisti ci siamo ritagliati qualche ora a Trastevere. I graffiti sui muri coprono intonaci cadenti . Porte dissestate aprono invece piccoli cortili popolari. Le taverne si alternano ai kebab mantenendo lo spirito cosmopolita e folcloristico che anima Roma da sempre. Ci chiediamo se Roma sarebbe così bella se fosse curata come Bolzano. Piccoli attici pieni di verde sovrastano i vicoli che si aprono in piazzette con l’immancabile chiesa. E poi S.Maria in Trastevere ! Sapevo che era bella. Ma non ricordavo quanto! Il fresco all’interno incoraggiava la visita ma lo stupore ci ha trattenuto più del previsto: stili diversi di epoche lontane ma il solito silenzio ammirato per tutti i visitatori. Arte sacra solenne e sublime e arte antica di strada, di vita vissuta, vita e morte impressa sulla pietra, pietre che riportano in vita gente scomparsa ogni volta che ne leggiamo i nomi..
Farà caldo ma abbiamo fame. Per caso ci fermiamo in uno di quei posti che potrebbero essere la più solenne fregatura da turisti o una libidine assoluta. Buona la seconda ! Serviti da un oste a metà tra Trilussa e Petrolini ci godiamo una cucina casalinga ma raffinata, condita da simpatia contagiosa e spontanea generosità : i biscottini della nonna all’anice non li avevamo chiesti, ma non li abbiamo rifiutati: GRAZIE!!
Allegri e saziati da tanto ben di dio ci apprestiamo a salutare Mignon che parte , lei si, per un lungo viaggio. Ma se viaggiare vuol dire conoscere sopratutto se stessi , allora viaggeremo insieme, faremo incontri e percorsi diversi, e cresceremo in modo differente, ma viaggeremo insieme e sarà più importante il percorso della meta, perché viaggiare è godere ogni passo, avere una destinazione ma saper cogliere l’opportunità di una deviazione, di un imprevisto e poi, magari, ritrovarsi cresciuti con nuovi sorrisi e abbracci più completi.
To be continued…