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Francesca e Giovanna, un favo due regine.

martedì 12 giugno 2018

Ci sono storie che come un albero di quercia hanno rami estesi e frondosi, ricchi di foglie e fiori e frutti, un tronco solido, radici profonde .
Ci sono storie che parlano di operosità, continua, instancabile, senza clamore ma stabile e costante come il ronzio di un arnia .
Ci sono storie che conosci da sempre, che sono la colonna sonora della tua vita ma che un giorno le guardi da più lontano e riscopri la loro bellezza.
E ci sono queste sorelle, Francesca e Giovanna che sono tutte e tre queste storie messe insieme.
Nascono a Trecasali, un paese semplice e solido come il suo nome. In casa si lavora e tanto, si sa fare tutto, con onestà e umiltà ma sempre anche con bellezza: col poco che si ha anche una cuffietta da neonato può essere più bella, un cuscino, un fiore, un’orto, un grembiule…tutto pervaso da quel buon gusto che non sa cosa sono le mode ma che prende spunto dalla vita e dalla natura che c’è intorno, dove praticità e bellezza danzano insieme come Ginger e Fred. In questa atmosfera di lavoro e creatività Francesca impara a cucire dalla nonna diventando piano piano prima un gioco, poi un hobby, poi un lavoro. Così quando le si presenta l’opportunità di lasciare il lavoro precario di impiegata per lavorare per “La Torraca” , che preferiva averla amica piuttosto che concorrente , lei con coraggio fa il salto. Siamo negli anni ’80, e stiamo parlando di un prestigioso negozio di abbigliamento e accessori che in una piccola cittadina sapeva proporre cose nuove ed originali e stiamo parlando di una giovanissima Francesca che aveva interpretato e rifatto una bella borsa venduta in quel negozio. Da qui la collaborazione durata anni ha arricchito di esperienza la sua tecnica , nuovi materiali e nuove possibilità si aprivano a lei come il giardino pieno di fiori e orto a Trecasali. La storia prosegue proprio come un alveare. Lentamente ma inesorabilmente si è costruita la sua arnia in un delizioso negozietto dietro al Battistero, dove peraltro ho passato la mia infanzia e adolescenza quando mia mamma era la loro commessa. Lì ho conosciuto i tanti nomi e le mille varietà che può avere un tessuto: popeline, lino, liberty, vajella, plumetis, tinto in filo, alpaca, merinos, angora e velluto…queste parole fluttuavano nell’ aria mentre le signore decidevano cosa comprare o cosa ordinare, per se, per i nipotini, per le figlie spose…c’era solo del bello in quei pochi metri quadrati, un piccolo mondo dove il buon gusto diventava quotidiano. Alle spalle di questo posto, magico e reale, c’era un laboratorio che brulicava di sarte, di macchine da cucire, di modelli di carta appesi in rigoroso ordine ai muri, di pezze di tessuto che erano una sinfonia di colori e morbidezze aperte in apparente caos sul tavolone da lavoro per cercare nuovi accostamenti o nuove cromie;  da lì , fatti tutti a mano come avrebbe fatto sua nonna, uscivano ogni giorno pacchi e abiti avvolti in candida carta velina pronti per essere indossati una vita.
Io ho ancora una camicia che ho preso al liceo. Non voglio fare i conti di quanti anni ha, ma so che è ancora perfetta nonostante i molti lustri.
La storia è proseguita con qualche cambio di sede ma arricchendo l’offerta con oggetti d’arredamento più o meno antichi che il fiuto di Giovanna, diventata architetto, sapeva affiancare ai manufatti di Francesca. La sua attività ha piano piano preso piede e forma, sempre a braccetto con Francesca , e on per caso si chiama “Miele di Gio”, un nettare benefico perché come gli abiti di Francesca ti stanno  bene come una seconda pelle, la tua;  così gli ambienti arredati da Giovanna ti fanno sentire sempre a casa, casa tua.
Adesso se le incontrate nei loro mercati prestigiosi o mostre a tema oltre ad abiti  e pagliaccetti da neonato  trovate  anche , tavoli, vasi, sedie, armadi, panche tutti restaurati perché possano essere usati raccontando la loro storia, con un bella tovaglia a fiori o un bel grembiule da giardinaggio per completare la scena, adatti per un’ appartamento di città così come  per  una casa di campagna in Puglia o al mare in Sardegna, dove con il loro buon gusto contagioso hanno anche arredato diverse abitazioni .
Mentre ascolto la loro storia , ricca di aneddoti e anni di lavoro e ricerca costanti, mi guardo intorno e tutto parla di queste insolite api regine .
Mentre ricordano il papà segantino o ci ricordiamo del primo negozio, tra una battuta e un sorriso, Francesca punta spilli a una minuscola manica in liberty rosa e Giovanna stira e misura un telo per farne dei cuscini. Il tavolo su cui mi appoggio, e su cui loro lavorano ancora, è lo stesso su cui hanno tagliato il mio abito da sposa, quello di mia sorella, quello di mia cognata, e tutti i capi per bambini che ancora oggi da anni arrivano a Milano per Pupi Solari riscuotendo il solito successo.
Tornando a casa e ripensando all’ incontro mi renderò conto del loro segreto: nei loro racconti  non c’è vanto, non saprebbero fare diversamente:  ciò che le appaga è fare Bene il Bello.

Fuori dalle finestre si intravede l’orto ordinato di verdure, fiori e piante aromatiche, il sole illumina i cartamodelli appesi ( in rigoroso ordine) al muro e scatole di bottoni, le chiacchiere scorrono tranquille e allegree sorvolando le pezze di tessuto aperte per cercare nuovi accostamenti e cromie … e penso perché qui dentro mi sento così bene…credo sia la loro passione, l’aver saputo dare un vestito concreto a un talento innato nel scoprire il bello un po’ prima degli altri, essendo sempre nuove ma mai stravaganti, innovative ma mai incomprensibili, creative nel gusto ma affidabili nella realizzazione…quello che fa star bene è che hanno realizzato appieno la loro vita facendo quello che sapevano fare, e facendolo bene.
Le saluto a malincuore ma mi conforta vedere che Vittoria, figlia di Giovanna, ha gustato tutto il bello di questa storia e sta vivendo con la stessa intensità la sua vita: il bello fatto bene accoglie tutti nella sua casa vacanze a Verona.
Le saluto e vorrei avere un abito in sartoria da tornare a provare…
“Ciao Benedetta! Se vuoi venire a cucire vieni quando vuoi!”
Saprò resistere?

 

Fermo restando che in quanto api ronzano qua e là  frequentemente a raccogliere “polline” e distribuire il loro “miele” se voi intanto cliccate su “mieledigio.com” vi fate un’ idea della loro dolcezza…e visto che hanno un telefono sentite e andate a vedere dove stanno sciamando : non hanno confini e vi incanteranno!!

Se invece volete riposare nelle bella Verona cliccate  “casafracasso.it” e lasciatevi accogliere dal sorriso di Vittoria e coccolare dai suoi ambienti curati e confortevoli…
Saprete resistere a tutti questi inviti?
Sarebbe un peccato…

  1. Il bello di vivere in un piccola città è che le storie di altri si intrecciano con le la tua.
    Anche il mio abito da sposa è stato cucito nella sartoria dell’Alveare e spesso, nel tempo, ho frequentato l’atelier. La conoscenza di Francesca e di Giovanna si rinsalda ogni volta che ci si incontra e ancora oggi nascono occasioni per intrattenersi piacevolmente.
    Tu, Benedetta hai colto e raccontato molto bene lo spirito di un vivere semplice ma squisitamente bello che si ritrova nell’atmosfera dell’Alveare.

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