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Caterina, poesie d’argilla

lunedì 31 luglio 2017

San Ruffino è una località a pochi km da casa mia ma, essendo appena fuori città e non conoscendo bene le strade di campagna, studio bene la mappa e poi abdico all’orgoglio e imposto il navigatore. In verità è più difficile impostare l’ indirizzo sul telefono che arrivarci, ma vabbè , ho fatto amicizia con la signorina della App, magari in futuro mi potrebbe essere utile. Resto però testardamente convinta che chiedere informazioni alle persone locali preservi un che di umano impagabile nonché la soddisfazione di scoprire magari una scorciatoia, un’alternativa che la signorina App non sa e che mi regala anche un sorriso vero, molto meglio della sua gentilezza programmata. Quindi esco dal garage col proposito di vedere se la strada che avrei fatto da sola era giusta e  cercando di memorizzare le curve per non perdermi la prossima volta. Si, perché me lo sento, ci tornerò

A Maggio la natura è un’ esplosione di bellezza : i campi sono verdissimi e il cielo non è impallidito dall’afa estiva. Fiori abbondanti e foglie giovani fanno pensare alla prima giovinezza , quando il futuro è solo estate mentre  le foglie stanche e le giornate corte sono così lontane da sembrare impossibili.

Avevo telefonato a Caterina giorni prima per prendere appuntamento e nonostante le mie incertezze stradali arrivo giusta e puntuale anticipando Mrs App.
Quello che vedo è solo un muro di un casolare antico e un grande cancello che dà su un prato desolato ma ben rasato. So che ha un laboratorio dove lavora l’argilla, ma dalla strada non vedo nulla. Non vedo nemmeno che la strada oltre le sbarre vira a sinistra, torna indietro e costeggia il prato rasato e spoglio da un lato e rasato da pecore a sinistra. Le pecore in pianura padana non sono proprio impossibili ma insolite si, almeno qui. Curioso,penso, ma ancora non vedo accenni d’argilla.
La stradina bianca piega a sinistra e mi sveglio in un sogno: rose e fiori di ogni tipo , rigogliose , naturali ma ordinate stanno al centro di un vecchio casolare che protegge questo orto botanico sui tre lati. Ci sono persone che lavorano ma nessuno sembra stupito della mia presenza . Una signora accecata dal sole controluce mi guarda silenziosa e sorridente : si vede chiaramente che aspetta che le chieda “scusi… Sto cercando Caterina Greci…” Il sorriso si apre soddisfatto per avere intuito perché ero li ” qui dentro, venga” .
Entro e non vorrei uscire più.
 Entro direttamente nel laboratorio , o meglio una delle 4 stanze che compongono il laboratorio, ma questo lo capirò dopo. Tutto è fermo perché Caterina non c è, ma tutto freme  in attesa delle sue mani e della sua creatività. Sul momento sono sopraffatta dal fascino del luogo ma dopo poco comincio a orientarmi e a focalizzare che c’è una specie di pressa, una mensola con pennelli e colori, un lavandino ordinatamente sepolto da brocche e bacinelle bianche di plastica, un tavolo di prototipi e prove poi mille altre cose che evocano e testimoniano che qui si crea.
 “Ciao , scusa il disordine… Sono sempre di corsa …”
 Disordine?? Questo per me è il paradiso!
“Piacere , Benedetta.”
Ancora frastornata e impaziente di capire le spiego perché sono lì, e così, senza nemmeno tanto bisogno di preamboli ci intendiamo e comincia a raccontare .
Con le parole, coi silenzi, con gli sguardi e con le mani.
In questo ambiente alto e luminoso c’è spazio per fiori appena colti e attrezzi del mestiere , ma anche per cose che hanno usi comuni ma solitamente in una cucina o in una lavanderia. Caterina sembra timida , gli occhi guizzano da un punto a un altro della stanza pensando a cosa potrebbe farmi vedere e a cosa dovrebbe fare per le consegne prenotate.
 Si guarda intorno inquieta per capire da dove cominciare e poi si perde guardando alle mie spalle per riflettere e ricordare. E poi, come un fiume calmo ma in piena comincia a spiegare e le parole scorrono veloci e tranquille come acqua fresca. Come argini decidiamo di dare la sequenza del “come si fa” , che sia un piatto o una tazza le linee guida essenziali sono le stesse, se scendessimo nei particolari ci vorrebbe un corso!
A proposito ” Perché non li fai? Io sarei già iscritta! ” ” Perché non ho tempo, nemmeno per pensare alle cose nuove che vorrei fare, di mani ne ho due soltanto!”
Peccato, fosse per me verrei qui anche solo per pulire i secchi respirando i colori e riempiendo gli occhi della sua fantasia.
Mentre fantastico  lei non perde tempo e con un filo da pesca taglia un quadrello di argilla grigio-verde da un panetto più grande che, nascosto sotto un panno umido, aspettava la sua trasformazione , una nuova vita. In un catalogo di terme avrebbe cosparso il corpo di giovani signorine per nulla bisognose di fanghi curativi, ma qui no, qui sta per diventare un variopinto poggia mestoli che silenzioso potrà assaggiare gustosi intingoli per poi ascoltare allegre tavolate o intime cenette .
Parlando e raccontando Caterina mi spiega che l’argilla per prima cosa va lavorata per eliminare tutte le bolle  nascoste perché in cottura potrebbero compromettere il risultato: una semplice, rotonda , piccola bollicina potrebbe procurare crepe irrimediabili e rovinare ore di lavoro! Quando è pronta stende l’impasto con un matterello e mi racconta che in questo passaggio bisogna stare attenti allo spessore finale, non solo per fare tutti i pezzi uguali ma anche perché troppo spesso asciuga male e troppo sottile è fragile. Non si parla di millimetri , si parla di spessori calcolati con bastoncini di legno di varie misure che danno in modo semplice ma infallibile la stessa misura. E poi si parla di occhio, che è poi esperienza, la quale sopperisce a tutte le misure. La sagoma con cui ritaglia il rettangolo è un cartone che per un occhio inesperto era pronto per la raccolta differenziata , ma che qui è il padre di tanti oggetti unici, utili e colorati! Nello stesso modo un tubo di cartone , che probabilmente apparteneva ad un architetto per proteggere i suoi progetti, qui cambia vita e sa dare la giusta curvatura al nostro porta mestoli aspettando paziente che asciughi sul suo dorso .
Piano piano. Se fa troppo in fretta e l’asciugatura non è graduale non va bene .
Coperto da un cotone umido . L’asciugatura deve essere omogenea
Per questo la stagione migliore è l’ autunno ,col suo sole fresco e umido, o  il piovoso marzo…
Senza orologio.
Ci vogliono ore.
Ci vuole pazienza.
Ci vuole cura.
Saranno gli occhi e il tatto esperto di Caterina a stabilire il momento giusto per il passo successivo.
Ogni passaggio ha il suo motivo, ma siccome io questo tempo adesso purtroppo non ce l’ho mi porta nella stanza accanto dove mi spiega la magia dei colori e della cottura. I colori che utilizza spesso non sono quelli che usciranno dal forno, e quindi lei deve immaginarseli prima con poche certezze. Ogni volta è una sfida tra la sua esperienza e la chimica delle polveri.Nessun vincitore. Solo bellissime cromi
Intorno a noi ci sono mille oggetti colorati e cotti e mille ancora pallidi da cuocere.
Lunghe file di ciotoline rovesciate aspettano il loro turno. Una volta cotte nasconderanno il profumo di fette di culatelli selezionati finché un fortunato commensale potrà assaporarle inebriando tutti i sensi!
E poi ci sono i miei preferiti: i pezzi sbagliati, gli incidenti di percorso, gli errori provvidenziali. Una bolla di colore può creare un’armonica asimmetria in un pezzo altrimenti banale.
Una cottura ravvicinata può gemellare due palline da albero di natale creando così un bi-vaso da fiori .
E poi ci sono gli sbagli recuperabili , sbavature che con un abile e immediata pennellata svaniscono per sempre.
Ogni volta che Caterina chiude lo sportello del forno tutto il suo lavoro è affidato all’energia del calore e solo nel momento della riapertura saprà se i suoi sforzi sono stati premiati o se saranno sorpresi! Il vero artigiano sa che che la materia che lavora con arte ed esperienza non è sempre docile e prevedibile, ma sa che può avere exploit personali altrettanto interessanti!
Torniamo in laboratorio. Sotto la finestra un piatto rotondo aspetta paziente che le sue mani lo dipingano . Un vaso di roselline raccolte in giardino chiacchiera discreto con pennelli e i colori sul davanzale, finché le mani di Caterina fanno silenzio e, leggere e sicure continuano il lavoro disegnando bambini e maestre in un allegro girotondo.
Intanto che lei finisce io alzo lo sguardo e mi incanto a vedere la stanza con tutti i prodotti in vendita e mi rendo conto che dopo questa esperienza non vedo più solo bellissimi vasi, piatti, tazze , mattonelle…
 Ma vedo giornate di nebbia perfette per l’asciugatura;
vedo l’anonimo quadrello di argilla da cui tutto è cominciato ;
vedo la speranza e  il timore accompagnare il gesto della chiusura del forno e poi il sollievo o lo stupore nel riaprirlo ;
vedo ore sotto la finestra a scegliere i colori e poi la pazienza nel sistemare i distanziatori prima della cottura;
vedo Caterina che fa i compiti coi figli in laboratorio e posso immaginare i loro quaderni impolverati e macchiati di creatività;
vedo il tempo delle stagioni scorrere fuori dalle finestre con lo stesso ritmo e la stesa cura che scandisce i gesti di Caterina.
Compro quattro mattonelle spaiate e bellissime, avanzi di cucine già finite , e una tazzina da caffè coi colori della nostra bandiera che però (forse il forno?) sono più vividi ed eleganti. Meritano di non restare fermi su questo scaffale ma di spiccare il volo per usi alternativi o per bere un espresso in una candida cucina danese che conosco.
Pagando Caterina mi racconta la sua vita : liceo classico, Scienze politiche e poi, così per gioco e per caso accompagna sua sorella a un corso di ceramica per non lasciarla sola. È amore! Ne fa un’altro più professionale a Faenza e li decide di farne la sua attività.
Caterina è sempre di corsa , piena di lavoro, vorrebbe fare più cose sue che su commissione…vorrebbe tante cose ma in fondo è felice e i suoi oggetti parlano della sua soddisfazione !
Se siete in zona venite e visitarla . Se siete  lontani  visitate il sito.
Oppure telefonate : potrebbe essere in giro con le sue ceramiche a spargere poesie magari proprio lì vicino a casa vostra!
Adesso sedetevi e alla luce di una finestra cercate sul web “Caterina Greci Parma” …
  1. Ecco da dove vengono le mattonelle che m hai regalato! Bellissime e bellissima l atmosfera di questo laboratorio. Tempi sospesi. Pace ma non solitudine. Creatività. Hai trovato la dimensione che fa per te.

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