Karin è un’altra lunga storia. Una di quelle che il destino propone a sorpresa e che il tempo compone con calma.
Una di quelle storie che vanno intessute con perseveranza affinché non resti come uno scampolo di tessuto abbandonato sul tavolo.
L’ ho conosciuta quando ho incontrato E mc2 ( vedi il post di ottobre…) e già li si vedevano le sue mani e la sua creatività al lavoro.
Ma il mondo di Karin è su un’ altra galassia.
Tanto per cominciare si trova a Lentigione, a ridosso dell’argine del Po e circondato da quartieri industriali. Diciamo che difficilmente ci si va in gita turistica.
Da adesso però potreste cambiare idea, mai fermarsi alle apparenze.
Da adesso però potreste cambiare idea, mai fermarsi alle apparenze.
La prima volta che ci andai era l’inizio della primavera e la campagna cominciava a inverdire nell’ umidità della bassa parmense che, lieve, saliva dal terreno col primo tiepido sole. Mi aveva colpito il paese : tante case, anche belle, ma pochi segni di vita. La chiesa, il bar e le poste, qualche rara carrozzina e un paio di vecchietti sulla panchina in piazza. Nonostante non sia una metropoli sono riuscita a perdermi anche lì, poi finalmente ho parcheggiato davanti alla casa che corrispondeva all’ indirizzo , titubante perché non vedevo traccia riconoscibile di laboratorio. Invece sbuca la mamma di Karin a rompere il silenzio che mi circonda e mi conforta con un caloroso “Buon giorno ! Si si Karin l’aspetta, è li dentro!” e mi indica una porta finestra arrotondata come la casa di un Hobbit. E già mi piace. Il tondo come ingresso è di per sé accogliente ed essendo un forma insolita mi predispone alla sorpresa.
Non vengo delusa.
Apro la porta e si apre un mondo.
Chiudo la porta per lasciare fuori il fresco e lasciarmi avvolgere dalla musica della radio, dai colori, dalle forme strane, dagli attrezzi, dagli appunti, e dall’ umile entusiasmo di Karin, regina incontrastata di questo regno reale e fiabesco .
Se andate sul suo sito (www.feltrocappellikarin.it) trovate foto, video, spiegazioni, cataloghi di tutte le sue creazioni , perfino la sua biografia.
Ma io vi voglio raccontare lei.
Andateci sul sito però perché è davvero interessante e spiega bene la tecnica, oltre a farvi vedere bene di cosa è capace la fantasia di questa ragazza.
Quello che però non trovate su internet sono i suoi occhi neri corvini vivaci, vivacissimi, brillanti e luminosi che insieme alle mani gesticolano impazienti di creare. La sua folta chioma nera spettinata ad arte ricade su quel corpicino esile ma sempre in movimento, instancabile ed energico tranne mentre si concentra a pensare o a impastare le sue fibre naturali con movimenti semplici e delicati.
Quello che non trovate sul sito è vederla sorridere anche raccontando che tutta questa storia nasce da un momento molto triste che però ha dato una svolta, LA svolta, alla sua vita, grazie a una signora tedesca che vive sulle colline toscane insegnando quest’arte antica del feltro. Ci è andata con due amiche che le facevano compagnia in quei giorni difficili per lei, e mentre Karin si curava le ferite lavorando i primi ciuffi di lana, loro la aspettavano fuori scoprendo quell’ angolo di Toscana.
Quello che il sito non racconta è il tempo, la pazienza, la dedizione e la fatica di farsi conoscere e apprezzare un un mondo per lo più omologato . Si perché anno dopo anno è diventata davvero brava e merita attenzione . Merita che il lavoro fatto venga riconosciuto e apprezzato.
Quello che il sito non svela è l’ entusiasmo che ha portato Karin a provare e riprovare…a sbagliare…a lavorare anche di notte per imparare sempre con umiltà e tenacia. Il sito non racconta che sta cercando carta stampata in giapponese per inserirla nelle sue trame. O scampoli di sete leggere. O qualsiasi fibra naturale che regga acqua e sapone per diventare un tutt’uno con la lana.
Quello che il sito non vi racconta è che Karin è fiera ed orgogliosa del suo lavoro nonostante tutto ma che tanto è tenace tanto è modesta a proporre i suoi capolavori.
Quello che il sito non svela è la genetica ereditata dal papà (artista pure lui anche se in altri campi) e il sostegno della mamma che non teme di telefonare in giro per l’Italia per far conoscere il lavoro di Karin, in una relazione circolare tra tre adulti ognuno col suo prezioso ruolo. E’ davvero bellissimo il clima di complicità che si respira mentre mi racconta. Complicità e gratitudine per essere sostenuta ma non coccolata.
Quello che il sito non svela è la genetica ereditata dal papà (artista pure lui anche se in altri campi) e il sostegno della mamma che non teme di telefonare in giro per l’Italia per far conoscere il lavoro di Karin, in una relazione circolare tra tre adulti ognuno col suo prezioso ruolo. E’ davvero bellissimo il clima di complicità che si respira mentre mi racconta. Complicità e gratitudine per essere sostenuta ma non coccolata.
Quello che il sito non fa vedere sono le idee che sgorgano dalla sua fantasia e frullano nell’aria del suo laboratorio come piccole fatine vibranti…finchè non si materializzano in tanti pezzetti colorati che poi diventeranno probabilmente cappelli. Perché poi per fare un cappello bisogna avere in mente il volto, bisogna aver studiato come vestire una testa perché non ce ne sono due uguali al mondo e ognuna ha le sue caratteristiche e necessità!
Quello che nel sito non si vede sono i burattini fatti da lei per le storie inventate da lei , tratte dai miti classici, per i bambini portando in giro i suoi spettacoli fantasiosi, pezzi unici che purtroppo sono andati perduti.
Quello che sul sito non si vede sono i mille colori, le mille forme, le mille cose (strane per me che non sono né modista né feltraia), i batuffoli di lana grezza, i nastri, le sete, le carte, i fili …che pazientemente diventeranno magnifici cappelli.
Di tutte le forme. Di tutte le misure. Di tutti i colori.
Ogni pezzo è unico. Ogni pezzo è un figlio . Ogni pezzo è irripetibile. Come lei.
Che veste l’arte col feltro, che trasforma il feltro in arte , che gioca con l’arte e col feltro ricordandoci ancora una volta che la bellezza nasce spesso dalle cose semplici, ma che ci vuole coraggio e umiltà per esprimere sé stessi, coraggio e umiltà per intraprendere un cammino cosi particolare, coraggio e umiltà per non scoraggiarsi e sorridere , sorridere sempre anche quando insegna il feltro a quelle mani lente e imprevedibili di Emc2.
Vi auguro e vi invito a cercarla, incontrarla per ammirare dal vero il suo lavoro; ve lo auguro di cuore perché incontrare Karin è come danzare un ballo antico con strumenti nuovi. Karin è contagiosa , è il Pifferaio magico, è il Cappellaio Matto che ci farà sognare, ma quando ci risveglieremo dal sogno avremo, ne sono sicura, immancabilmente un bel cappello in testa fatto apposta per noi!
E, chissà, magari oltre a coprire la testa dal freddo libererà dalla nostra mente tutta la fantasia che ci teniamo nascosta!
Buon noncompleanno a tutti voi!!
La trovate qui:
Instagram: karin_di feltro
FB: karin di feltro
Sito www.feltrocappellikarin.it
E pensare che ho abitato a Lentigione due anni…
Mi sembra una meravigliosa occasione per celebrare la tenacia di persone che sanno vivere nonostante il mondo.