Il risveglio nella grande camerata tipo sette nani è senza ombre: fuori il cielo è basso, ciuffi di nuvole si impigliano tra i rami verdissimi degli abeti, le rare macchine in strada spruzzano sui marciapiedi l’acqua piovuta e, sui balconi, i fiori abbondanti e rigogliosi, chinano le corolle sotto il peso dell’ umidità. Del resto il meteo ci aveva avvertito e ci ha già graziato tre giorni di cammino. Sistemiamo le cose lasciando in cima allo zaino giacca a vento e ombrello pronti all’uso e, siccome abbiamo solo 14 km da fare, ci prendiamo il lusso di qualche chiacchiera in più alla reception con la gentilissima proprietaria prodiga di informazioni e consigli.
Anche se abbiamo capito che la zona è comunque ricca di escursioni interessanti è chiaro che la magia degli ampi panorami naturali dei giorni passati lascia il posto a luoghi densi soprattutto di storia: oggi per noi sarà più che altro una tappa “culturale”. Balziglia, il paese da cui veniamo, e Ghigo di Prali, la nostra meta, sono collegate da un alternarsi a prova di scout di sentieri nel bosco, carraie sassose, tracce accennate nei prati. La guida è precisa e stando ben attente riusciamo a godere anche di questo percorso che ci riserva interessanti sorprese. Sappiamo che in queste zone ci sono state battaglie cruente tra i valdesi e i sabaudi coi francesi, era anche inverno e si fa fatica a immaginare urla e sangue, paura e rabbia in questi villaggi oggi ordinati e curati: orti che sono giardini, case che sanno di famiglia, sorrisi cordiali e facilità di relazione. C’è aria buona…come il profumo del pane o della stufa che scalda la “scolina”. Mario, un simpatico e solare valdese della borgata Saret, coi suoi capelli color neve e gli occhi color nontiscordardime ci apre la scuola Beckwith dove i bambini, armati di Bibbia, imparavano a leggere e scrivere per diventare persone colte e libere. La luce nello sguardo di Mario è la conferma alla sua affermazione ” qui per me è il posto più bello del mondo e non ci si annoia mai!” Che bello potersi confrontare in pace con altre anime e capire di non essere poi così lontani, di cercare in fondo tutti la stessa amorevole armonia, trovando nella diversità nuova linfa ai propri pensieri.
Meditando riprendiamo il cammino e, tra un bosco e un paesino, un prato e una fontana lasciamo che le nostre parole raggiungano tasti profondi, forse mai detti, dolorosi e non solo, che suonano la personale colonna sonora della nostra vita. All’ombra di sorbi e salici constato, con dolore, che non sempre è possibile completa sintonia, è il prezzo della libertà, è il confine tra me e te e io posso solo sperare che tu sia felice davvero.
Arriviamo al paese più interessante di questa tappa: Rodoretto. Qui c’è il museo etnografico, il tempio valdese e la chiesa cattolica, stradine strette che si annodano intorno alle case e piccoli spazi dove i bambini giocano senza software né hardware! Il museo è un gioiellino: arti, mestieri e testimonianze ci fanno capire che dopo tanta sofferenza la comunità valdese ha trovato il suo spazio per rifiorire. E i racconti della nostra guida al museo ci dicono che lentamente stanno anche tornando i figli dei figli dei migrati in Francia, per fame, nel secolo scorso: corsi e ricorsi storici. E’ uscito un poco il sole e lasciamo Rodoretto con rammarico: dobbiamo affrettarci o rischiamo di arrivare tardi alla meta. Ghigo di Prali è un paese grande: c’è la piazza, il tempio valdese più antico, museo, guardia medica, negozi di souvenirs e bar con musica e aperitivi per i villeggianti. Facciamo fatica a entrare in sintonia con tutta questa mondanità: ormai siamo allineate con la semplicità di Mario o la pace delle borgate arroccate sui monti, così mangiamo presto e ci corichiamo col primo buio. Saranno i delicati discorsi fatti sul sentiero, sarà che i km nelle gambe si sentono, sarà che il meteo è ancora minaccioso, sarà che domani è un’ altro tappone senza alternative, fatto sta che ci corichiamo più silenziose lasciando la musica dei bar fuori dalla finestra e nel cuore risuona Rossella ” domani è un altro giorno, si vedrà!”
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