Questa volta parto da sola.
Sola col vecchio atlante del Touring. Quello con le pagine che ormai si staccano. Quello che da 20 anni viaggia con noi.
E sola coi ricordi . Quella strada l’ho fatta in parte anni fa e chissà perché me la ricordo bene. Nonostante ciò l’atlante è d’obbligo.
Alcune strade ancora non c’ erano ma quella per Cassio c’ è da sempre direi : era ed è la vecchia strada che collegava Parma col mar ligure, e Cassio , piccola ma vigile, sta sul crinale del monte a osservare chi sale e chi scende.
Chi sale col pesce e chi scende coi porcini.
Cassio è tanto sulla cresta ed è tanto isolata che non si è mai ingrandita: le solite vecchie case coi soliti vigili abitanti.
Cassio è piccola ma c’è tutto: la chiesa, il bar, gli orti e c’è pure il matto del paese che col suo sguardo indifeso e ingenuo mi guarda passare in auto e vorrebbe chiedermi chi sono , perché, sarà pure matto ma riconosce subito che sono nuova.
Per non perdermi in questo tragitto ho la mappa aperta sul sedile e i preludi di Chopin a farmi compagnia: non voglio parole ma nemmeno silenzio. Il pianoforte poi si suona a due mani e mi fa immaginare le due mani al lavoro che vado ad incontrare. Loro il legno non lo suonano, ma permettono che ancora si esprima anche quando non è più un bellissimo albero del bosco.
La casa dove mi aspettano è dietro ad una stalla , non ci sono zanzare ma mosche sì, e tante!! Per un attimo temo di aver sbagliato carraia: è talmente piccola e riparata che se non vedessi Pietro sbracciarsi venendomi incontro forse tenterei una disperata retromarcia.
Dietro la curva compare la casa con un bellissimo e rilassante panorama sulla valle.
E già mi pento di aver rifiutato un invito a pranzo: sapere di dovere scendere a valle mi accorcia il tempo a disposizione, ma poi cerco di convincermi che due ore sono tante. E va bene così.
“Attenta a non sporcarti!”
Ma il legno non sporca, anzi passando dai 30 gradi del sole accecante ai 25 nell’ombra del suo rifugio sono solo felice di “sporcarmi” respirando profumo di resina.
Varco la soglia e si vede subito che qui non è il solo a lavorare.
Si vede subito che altre mani, più giovani e più vecchie delle sue, si sono date da fare: altre manine morbide e delicate che ci possono giocare.
Nella memoria di Pietro tutto è cominciato con suo nonno che , autarchico, progettò, costruì e arredò la casa . Sapeva fare tutto: geometra, falegname, elettricista, idraulico… e il suo vecchio tavolaccio da lavoro è ancora lì, in uso, impregnato di chissà quante storie vissute che potrebbe raccontare.
Storie meravigliose e incredibili di nonni supereroi che senza tutine né mantelli sapevano fare davvero grandi cose con poco.
Semplice , essenziale ma creativo.
La cosa che più mi affascina è che ogni oggetto , di per sé compiuto, una volta nelle mani del nuovo proprietario può ancora cambiare uso e essere personalizzato a seconda del proprio gusto o necessità… la creatività di Pietro non è statica nella sua idea ma apre porte personali dove la mia e la sua fantasia possono coesistere e galoppare: arte e artigianato liberi di respirare nello spazio e cambiare nel tempo.
Ormai i racconti fluiscono in piena , racconta e mi fa vedere, racconta e non sa da dove cominciare finché da un anonimo scatolone emergono lampade, taglieri, portachiavi da muro, portacandele, reggilibri, prototipi, oggetti che non temono di sporcarsi di segatura perché è da lì provengono.
Tornire è un po’ come scolpire: puoi solo togliere e non puoi tornare indietro, e mi affascina quest’arte così difficile che è il togliere per liberare un’essenziale bellezza.
Intanto che filosofeggio da quel parallelepipedo esce un ben tornito candeliere.
Scriviamo casa e ci leggiamo Pit.
Inutile dire che in questo momento il tornio sta girando, scalpelli e bulini sono impolverati di segatura e fantasia, la radio nel garage trasmette notizie e canzoni se il sibilo della sega non le zittisce… ma se volete vedere le cose belle di Pit basta andare sul Instagram su “Pit.legno” e magari scoprire il prossimo mercatino in cui incontrarlo col suo sorriso contagioso.
Ci vediamo la!
Non riuscivo a dormire, colpa lo stress di un periodo davvero intasato di preoccupazioni, di scelte, di ostacoli, di paure non mie non previste e non facili da capire e da sciogliere..stufa di scorrere inutili pagine di social che riescono solo a distrarmi per un attimo, ecco che mi trovo a ricercare il significato di meraki..di sicuro l’avevo già fatto e chiesto, ma questa volta l’ho fatto con..meraki tutta mia, e sono rimasta incantata..come se fosse la soluzione a tutto per me ora. Grazie Begno, ti conosco da tempo, lasci il segno, sempre…ero lì con te mentre leggevo del tuo incontro con pit..vedevo i tuoi occhi guizzare curiosi già dal primo tornante fino a percepire come potevi impaziente e sospesa assaporare tutto di pit. Si sentiva tutto, anche il profumo del cirmolo. Grazie.