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Stefano, l’eleganza del legno.

lunedì 6 maggio 2019

Scrivo questa storia dopo parecchi giorni che ho incontrato Stefano. I gesti, le parole e i silenzi hanno avuto il tempo di posarsi sul fondo della memoria lasciando che le impressioni superficiali svanissero da sole senza distorcere il vero.

Stefano adesso lo definirei un “falegname d’arte”, perché col legno sa fare oggetti davvero belli, originali, pezzi unici coniugando bellezza e conoscenza dei materiali. La sua storia assomiglia ad altre storie, quelle di persone che hanno fin da piccoli nelle mani o nel cuore un seme piccolo e tenace, che cresce lento, che sembra marginale, che fa foglie piccole ma, nell’ombra dell’animo ha radici forti e profonde. Stefano infatti ha sempre avuto la passione del “fare e creare con le mani”, ha potuto avere sempre un suo piccolo angolo di laboratorio dove sperimentare e, col senno di poi, crescere. Ha potuto conoscere artigiani e maestri, sopratutto all’ombra delle Dolomiti bellunesi, che gli hanno insegnato cos’è il legno, come si lavora e come si deve far riposare, come si muove e come sa essere stabile, come cambia e come resiste.

Il legno è per Stefano un materiale e un compagno di viaggio.

La sua storia è poi originale perché ha coltivato la sua passione relegandola per anni al ruolo di hobby. Io penso che fosse per proteggerla dagli inconvenienti del trasformarla in lavoro e mantenerla il suo angolo di piacere e divertimento. Ma quando la passione cresce, il lavoro altro deprime è segno che va seguita, va ascoltata, va espressa. Così , con anni di schegge nelle dita, molla il vecchio lavoro d’ufficio e fa il salto. Coraggioso, perché non sono tempi facili, ma è bravo, è competente, è consapevole e non può più aspettare.

Lo incontro a un tavolino di un bar del centro in una delle prime mattine di primavera in cui puoi chiacchierare all’aria aperta, e subito mi stupisce il modo educato e garbato che raramente trovo nei suoi coetanei: mi da del “lei”, ma non mi sento anziana. Solo più tardi quando avremo stabilito un dialogo aperto il “lei” comincerà a scricchiolare e, con reciproco rispetto, passeremo al “tu” ma sempre sul filo dell’eleganza. I suoi modi tranquilli, il suo sguardo attento , la sua serietà addolcita dal sorriso rivelano una persona fiera: del suo lavoro, della strada che ha fatto per arrivarci, della scelta di rischiare. E fiero di sapere fare bene e con grande passione il suo mestiere. Come sempre scopro cosa c’è dietro l’oggetto finale ed è, come sempre, una lunga storia. E’ facile dire “un tavolo di legno” ma che legno? Di che misura? In che ambiente? Per quando? Per chi? Sono tutte variabili che vanno armonizzate. E se poi si devono assemblare legno e altri materiali (ferro…vetro…) il tutto si complica. E mentre Stefano mi racconta certi progetti e come li realizza si capisce che ci pensa mentre si fa la cena, mentre fa la spesa, mentre pedala in città, mentre si lava i denti…perché ogni volta è una sfida nuova e va pensata bene, e lui, come si dice, ci mette la faccia. Quando poi il progetto è ben chiaro e definito la realizzazione è il momento conclusivo e direi liberatorio!

La Bellezza dei suoi oggetti non è solo nel risultato, ma in tutto il lavoro che lo precede, assemblando materiali e know-how di alto livello.

Stefano è orgoglioso di lavorare con certi professionisti o clienti che capiscono tutto questo , ed è amareggiato quando invece viene sottovalutato o non considerato, ma la sua eleganza interiore gli ha insegnato a spiegare, senza arroganza né supponenza, in cosa consiste il suo lavoro, seminando senza volere un modo di vedere le cose e le persone con rispetto, stupore e direi gratitudine.

Il suo laboratorio, essenziale e quasi austero, parla di lui: attrezzi da lavoro e assi di legno, progetti in fieri e qualche schizzo, segatura e luce. E, al centro, lui.

Se volete imparare, ascoltare e cercare qualcosa di unico “Made in 26” è il posto giusto.

Stefano è lì col suo camice da lavoro e con il suo legno, esigente e generoso,  alleato fedele e “compagno” di vita.

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